È arrivata la tanto attesa sentenza sul caso Carlo Ruta, il giornalista e blogger siciliano accusato di stampa clandestina per il suo blog accadeinsicilia.net. Accusato e condannato in primo e secondo grado ad una pena pecuniaria per aver pubblicato un giornale, appunto Accade in Sicilia, distribuito sul web.
Finalmente la Cassazione si è pronunciata su una questione che ha interessato tutto il microcosmo blogger d'Italia.
Nella giornata di Sabato, la Corte ha emesso un provvedimento di assoluzione perché il fatto non sussiste, cassando senza rinvio. Chiudendo così definitivamente il processo.
Carlo Ruta era stato condannato in base alla legge 47 del 1948
Chiunque intraprenda la pubblicazione di un giornale o altro periodico senza che sia stata eseguita la registrazione prescritta dall'art. 5, è punito con la reclusione fino a due anni o con la multa fino a lire 500.000. La stessa pena si applica a chiunque pubblica uno stampato non periodico, dal quale non risulti il nome dell'editore né quello dello stampatore o nel quale questi siano indicati in modo non conforme al vero.
Ma la legge in questione è chiarissima e parla di giornale stampato e non di blog e non è possibile applicare neanche il processo deduttivo perchè vietato dalla legge italiana quando questi possa portare alla condanna della persona imputata.
Si tratta di una sentenza che interessa tutti i blogger italiani, perchè se ci fosse stata una condanna, questa avrebbe obbligato i vari blog a nominare un Direttore Responsabile ed a registrarsi presso i tribunali, con costi (superiori ai € 200,00 l'anno) che la stragrande maggioranza dei blogger non potrebbe sostenere, con la conseguente scomparsa di questi blog.
Dopo la lettura della sentenza, Carlo Ruta ha dichiarato:
Questa sentenza di Cassazione è degna della tradizione del nostro Paese, che ha dietro di sé una cultura giuridica di prim'ordine. Mi preme di ringraziare per prima cosa tutti coloro che hanno sostenuto fino all'esito conclusivo questa campagna di libertà. A loro il web deve davvero tanto. Sono passati oltre sette anni, e questa sentenza, determinante per il destino della comunicazione in rete, ripaga i sacrifici fatti e l'impegno di tutti. D'ora in poi possiamo dirci davvero più liberi.