L’UE contro Facebook in tutela della privacy

Parte dall’Irlanda la sfida al colosso dei social network. A lanciarla è Max Schrems, viennese di 24 anni, studente di legge.

Venuto a conoscenza che tutti gli utenti di Facebook che non sono residenti negli Usa o in Canada (circa il 70% del totale) fanno riferimento alla sede irlandese del colosso.

Stando a Dublino, Facebook deve far riferimento alle leggi irlandesi in materia di privacy, ben più rigide e precise di quelle americane. Inizia così la sua piccola campagna a fronte di 22 violazioni che individua nel comportamento del social network, accolte, il 24 agosto 2011, dalla DPC (Data Protection Commissioner) irlandese.

Europa vs Facebook

Parte così l’avventura di Europe versus Facebook. Schrems e due colleghi studenti compilano l’apposito modulo di Facebook per richiedere i propri file personali, ricevono in risposta dei pdf di 780, 1142 e 1222 pagine.
I file contenevano di tutto, dai dati personali, messaggi, note, amici bannati, i nickname precedenti, i vecchi indirizzi mail associati al profilo, tag e foto cancellate.
Una marea di informazioni che secondo la legge Europea dovevano essere cancellate, ma che Facebook continuava a conservare.

Io penso che sia uno scandalo – continua il ragazzo – che loro dicano agli utenti che possono rimuovere facilmente i contenuti, se lo vogliono, ma in realtà continuino a conservarli. Da come la vedo io, stanno semplicemente prendendo in giro le persone.

Sono 22 le violazioni riscontrate alla politica sulla privacy europea. Tra tutti i reclami, uno di quelli a cui Schrems tiene di più è quello del “opt-out”. Nelle impostazioni di Facebook infatti il profilo attiva le scelte di condivisione più ampie (pubbliche), da cui un utente si deve “de-selezionare” se vuole mantenere private le proprie informazioni.

Ma la direttiva europea prevede l’”opt-in” anziché l’”opt-out”, ovvero il fatto che se io voglio un’opzione la devo scegliere volontariamente, non devo esservi iscritto in maniera coatta per poi ricordarmi di deselezionare l’elemento. Ecco così un’altra violazione su cui si scagliano i tre studenti viennesi.

Io penso che noi dobbiamo migliorare i nostri social media, non ignorarli – dice Schrems – Io voglio rendere Facebook migliore. Mi piacciono i social network, li uso, ma non voglio che solo perché sono giganti possano fare un uso improprio dei nostri dati personali.

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